venerdì 18 aprile 2008




Bruce Springsteen ha dato il suo appoggio a Barak Obama per la corsa verso la casa Bianca.
Se fossi un candidato io ne sarei altrettanto entusiasta.
Nessuno meglio di Bruce conosce la sua Nazione, la sua gente.
Nessuno ha girato in lungo e in largo le thunder road e le dusty highway ed ha “annusato” i sentimenti dei suoi “damn yankees”.
Nessuno ha mai preso coscienza della grandezza ma anche dei limiti degli States negli ultimi 35 anni come ha fatto lui.
Neanche il “poeta” Dylan. Nessuno.
Lui vive il suo essere “americano” in tutto e per tutto. E se qualche volta ha comperato una moto o un’auto japan, beh non è un peccato. I nemici bisogna sempre conoscerli a fondo per poi combatterli meglio.
Ma è questo quello che mi intriga e mi emoziona allo stesso tempo. Lui “conosce” l’America!
E allora la domanda viene facile: gli “altri” la conosco abbastanza per sedersi sulla poltrona che guarda il giardino delle rose?
Gli “altri” sanno che alla sera quando chiudono la porta della loro casa sulla collina, fuori c’è sempre qualcuno che soffre? E che non finisce mai di credere in quel fu***n american dream, anche se le sue possibilità se le è giocate tutte e non ha niente di niente? Neanche le lacrime per piangere? Gli “altri” aspetteranno gli amici dopo che sono caduti?
Ecco quale è il mio dubbio più profondo.
Sappiamo bene, noi che amiamo i canyon e le everglades, noi che appena abbiamo la possibilità “affiniamo” giorno dopo giorno il nostro slang anche se l’accento è duro a cadere, cosa significa “America”.
Alla fine ne resterà uno. È vero.
Altrettanto vero che questi ultimi otto anni non sono stati una passeggiata per il petroliere del Texas (che Dio abbia in gloria questo Stato!), “manovrato” a dovere da una signora con le contropalle (e non è sua moglie).
In Italia siamo abituati a guardare indietro, al nostro passato. Ma abbiamo sempre perso l’occasione per migliorare il futuro dai nostri errori. Loro no.
Chi si siederà in Pennsylvania Avenue nel prossimo gennaio dovrà fare i conti con il Resto del mondo. E non è uno scherzo.
Resta il fatto che con la sua musica e la sua poesia (assolutamente realista, piena di fascino e visionaria allo stesso tempo, mi passate i termini?) lui conosce anche il resto del Mondo.
Lavarsi le mani nel Potomac a volte può anche essere salutare. Farlo diventare rosso non ha più senso.
Questo è quello che chiede l’uomo di Asbury Park.
Con un lancio del genere se non vai in touchdown a vincere il Superbowl a Washington, allora è meglio tornare nel North Carolina a predicare. Sta a lui adesso sfruttare un lancio del genere, come fa il miglior running back “any given sunday”. La gente lo giudicherà anche, e soprattutto, per questo.
I “glory days” sono sempre dietro l’angolo.


Il bellissimo post è di Rael, gradito ospite nel mio blog nonchè consorte :)

5 commenti:

  1. Chissá se basterá Bruce per far vincere Obama...

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  2. Tu l'hai chiesto a me e ti ho risposto. Ora lo chiedo a te: tu chi voteresti?
    Un bacio

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  3. Non ho assolutamente problemi a risponderti Clarke. Ho votato per il partito che ha votato NO all'indulto.
    Non mi sento sicura, esigo essere tutelata nei miei diritti dal mio paese... perchè di doveri ne ho tanti.

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  4. Ma no... mi riferivo a chi voteresti alle elezioni presidenziali americane, come mi avevi chiesto tu tempo fa.

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