mercoledì 30 marzo 2005

Ci sono troppi rospi da mandare giù. Troppi. Se alla fine non si riesce più a deglutire? Ovvio... si comincia a sputare... in fila prego...

giovedì 24 marzo 2005

La polemica. Dopo l’appello in favore di Fidel Castro sottoscritto da 200 intellettuali, si scatenano gli oppositori del regime

“Cuba un paradiso? No, è un inferno” 
Oriel des Armas Peraza è fuggito dall’isola caraibica e ora vive a Vicenza con la famiglia
di Marino Smiderle

Cuba? “E’ un paese all’avanguardia”, chiosa il maestro Claudio Abbado. Cuba? “E’ l’isola della felicità”, rincara la dose il dj maître-a-penser Red Ronnie. E se poi andiamo a spulciare l’appello pro-Fidel vergato con entusiasmo da premi Nobel e da intellettuali che vanno per la maggiore, le iperboli assumono le dimensioni dell’elegia pura. Certo, c’è qualcosa che non funziona a l’Avana, ma è tutta colpa degli americani che hanno promosso l’embargo commerciale nei confronti dell’isola caraibica, patria della democrazia e della libertà.
Oriel des Armas Peraza, 31 anni, è un cubano che è riuscito a fuggire da quel paradiso, a stabilirsi a Vicenza insieme alla moglie e alla figlia, e a strappare, non senza difficoltà, la concessione dell’asilo politico al governo italiano. Ora se ne sta tranquillo da queste parti, anche se non dimentica quel che gli ha fatto passare il buon Fidel Castro. 
Quell’appello pro-Cuba firmato da 200 intellettuali non lo ha entusiasmato. “Ho letto. E, sinceramente, non capisco perché si sottoscrivano certe oscenità. Non capisco perché questi intellettuali siano così indifferenti alla sorte di altri intellettuali che marciscono nelle galere di Fidel Castro. 
Legge e rilegge stralci dell’appello, che ieri ha incontrato anche il sostegno incondizionato di Bertinotti. Tra i passi più illuminanti non si può tralasciare quello in cui si sottolinea che a “Cuba non esiste un singolo caso di scomparsa, tortura o esecuzione extra-giudiziaria” e quell’altro relativo alla rivoluzione che ha (avrebbe) consentito “il raggiungimento di livelli di salute, educazione e cultura riconosciuti internazionalmente”. 
“Ma è assurdo. Potrei raccontare il mio caso e penso basterebbe. Oppure quello di altri amici e conoscenti catturati e sbattuti in galera senza motivo. Non è tortura questa? Dal loro punto di vista si tratta di un normale arresto, con tanto di pronunciamento giudiziario. Ma quale valore ha la sentenza si uno stato governato da un dittatore?”. 
Nessuno, secondo l’ultimo rapporto del Cpj (Committee protected journalist) che racconta di come vengano trattati i reporter in quel Paese: ci sono 23 giornalisti detenuti a Cuba solo per aver fatto il loro mestiere, per non essersi piegati al valore del dittatore. Tra questi Ricardo Gonzalez, corrispondente di Reporter sans frontières, condannato a 20 anni, e Luis Garcia, dell’agenzia Libertad, condannato a 26 anni.
“E l’elenco prosegue con altri intellettuali – sostiene Oriel – rinchiusi in carcere solo per aver espresso opinioni in contrasto con quelle dei comunisti al potere. Io vorrei dire agli intellettuali che hanno firmato questo assurdo appello, di andare a Cuba, di vedere quel che succede”. 
Ma a dire la verità questi intellettuali a Cuba ci vanno spesso, spessissimo. Qualcuno addirittura ci ha vissuto per lunghi periodi. “Forse perché vanno a fare un giro nei villaggi turistici – commenta il cubano-vicentino -. Provassero a parlare con la gente, in confidenza, e capirebbero subito qual è il clima. Beh, però non so se i cubani parlerebbero tanto facilmente agli italiani. Sa com’è, vedere tutti questi ricchi occidentali che scorrazzano per l’isola con l’effige di Che Guevara sulla maglietta non è che ispiri fiducia. Molti arrivano già con un’idea in testa, e se ne vanno con la stessa idea, senza l’onestà intellettuale di aprire gli occhi”. 
Oriel des Armas Peraza è fuggito da Cuba perché se restava lo avrebbero arrestato. “Non avevo scelta – racconta -. E mi creda, non ho certo commesso reati. O meglio, non li ho commessi se si ragiona come fate voi qui in Italia. Se invece si ragiona con i criteri di Castro, ho commesso il reato più grave: non ero d’accordo con le idee del dittatore”. 
Il Giornale di Vicenza  di  sabato 19 marzo 2005

mercoledì 23 marzo 2005

Ore 7.50... ho i secondi contati, ho appena domato i capelli mi accingo a mettere gli orecchini, quelli preferiti quelli con la perla... zac tutto bene orecchio sinistro... orecchio destro... mi sfugge l'orecchino dalle dita comincia a saltare sul lavandino... quel cavolo di aggeggio che sta sopra il buco del lavandino è spostato... l'orecchino fa plin plin plin plun cioffff  PANICO!!!! DENTRO IL BUCO... finisce nelle tubature... lo sento rimbalzare... apro il mobiletto tiro fuori i detersivi... mi metto a svitare le tubature... recupero l'orecchino... lo ripulisco me lo infilo nell'orecchio destro... i capelli, durante la delicata operazione di recupero,  si sono ri-disfatti... ricomincio l'operazione "domatura" chioma sempre sotto lo sguardo attonito della mia gatta ronfante e con un ghigno (ma starà sorridendo? Mi sta prendendo in giro?) insomma prendo al volo il cappotto et voilà pronta per nuove avventure... con entrambi gli orecchini al loro posto... cribbio e non si dica che sono pignola...

martedì 22 marzo 2005

Permetto una volta sola alle persone di farmi piangere, la seconda le cancello. Amabeth

domenica 20 marzo 2005

Gb, allarme preservativi falsi
Prodotti cinesi: si rompono facilmente  
E' allarme tra i consumatori inglesi di preservativi. Seconda la Durex, infatti, colosso mondiale dei profilattici, sono in circolazione "condom" cinesi taroccati, che imitano in tutto e per tutto la confezione di alcuni tipi di prodotti della Durex, ma che si rompono 10 volte più facilmente di quelli autentici. Le vendite delle imitazioni avrebbero raggiunto le decine di migliaia di scatole.
La Durex spiega che i preservativi cinesi odorano di gomma, quando si apre la bustina che li contiene, mentre quelli di loro produzione sono inodori. Il capo marketing dell'azienda nel Regno Unito, Chris Bonniss, ha avvertito che le copie sono quasi indistinguibili dagli originali. "I tipi Extra Safe e Fetherlite sono stati riprodotti a perfezione. Ma abbiamo fatto test che dimostrano che le copie si rompono 10 volte piu' facilmente", ha ribadito più volte il dirigente della Durex. Bonniss ha detto che le scatole cinesi possono essere riconosciute dalla scarsa qualità di stampa delle scritte: le "c", in particolare, sembrano il simbolo dell'euro. 
E adesso tra i banconi dei supermercati è cominciata la caccia ai prodotti falsi. Anche perché i rischi non sono certo da sottovalutare. www.tgcom.it






Sempre buone notizie dal fronte: niente dazi alla Cina.

mercoledì 16 marzo 2005

Oggi ho visto le prime margheritine e quei fiori azzurri piccoli piccoli che comunemente vengono chiamati "occhi della Madonna".  Ciò mi fa tornare con la memoria a quando ero piccola... in parole povere all'era prima dei cellulari, delle domeniche a piedi e della tv a colori.

lunedì 14 marzo 2005

In Canada, e' nata da pochi giorni la prima foca groenlandica della stagione 2005. Si chiama Hope e potrebbe diventare il simbolo di una nuova battaglia degli ambientalisti contro la caccia commerciale alle foche che riaprira' i battenti nel Paese nordamericano fra una quindicina di giorni.
Il Governo canadese - riferiscono le associazioni - ha autorizzato la caccia anche quest'anno e fra meno di due settimane ne uccidera' 319.500, secondo un piano gia' predisposto che in un triennio (2003-2005) prevede l'uccisione di quasi un milione di esemplari. Proprio Hope, secondo la Lega Antivivisezione, dovra' rappresentare ''la speranza, appunto Hope, di non essere piu' vittime di una ingiusta uccisione''.

In un rapporto di Greenpeace reso noto a pochi giorni di questa nuova strage annunciata dal titolo 'Canadian Seal Hunt: No Menagement No Plan', l'associazione documenta i diversi fattori che minacciano la popolazione delle foche, inclusa la caccia commerciale e mette in risalto ''l'incompletezza e la superficialita' delle motivazioni adottate dal Governo per giustificare l'autorizzazione alla caccia''.

''Il Governo canadese - dice Greenpeace - ha una lunga storia di cattiva gestione dell'ecosistema marino, preoccupato soprattutto degli interessi economici a breve termine dell' industria della pesca piuttosto che della tutela del mare e delle sue risorse''. In ''Canadian Seal Hunt: No Menagent and no Plan'', in particolare, si legge che ''il numero delle foche che e' consentito cacciare nel triennio 2003-2005 e' di 975.000 esemplari ma, questa cifra non considera gli animali uccisi e persi, quelli uccisi illegalmente ne' quelli abbandonati perche' la pelliccia e' danneggiata'' e ancora precisa ''il piano canadese di gestione della popolazione delle foche non tiene conto dei cambiamenti nei fattori biologici e ambientali nel breve e lungo termine''. ''Le stime - prosegue Greenpeace - si basano su un censimento che avviene ogni cinque anni: un periodo troppo breve se si considera che la caccia riguarda soprattutto i cuccioli di foca che non raggiungeranno mai i cinque anni di vita''.

L'opinione pubblica mondiale ha piu' volte condannato la crudelta' della caccia alle foche. La condanna della caccia alle foche ha indotto i Governi di alcuni Paesi a emanare normative di divieto della commercializzazione dei prodotti di foca. In Italia, la Lav si e' mobilitata con un appello rivolto al Governo affinche' venga vietato il commercio di pelli e derivati di foca. ''L'Italia - dichiara il responsabile Lav compagna antipellicce, Roberto Bennati - si e' gia' schierata in favore degli animali emanando un'Ordinanza, poi trasformata in legge, che ha vietato l'importazione e la commercializzazione delle pelli di cani e gatti. Ci auguriamo - continua Bennati - che segua anche in questo caso la scelta di civilta' gia' intrapresa per gli animali domestici''.

La Commissione Affari Esteri del Parlamento italiano, ricorda quindi la Lav, ha gia' approvato due risoluzioni che impegnano il Governo a emanare norme per difendere le foche. Gli Stati Uniti hanno vietato l'uccisione e la commercializzazione di qualsiasi prodotto di foca fin dal 1972 e hanno approvato una Risoluzione, nel 2003, che chiede al Canada di cessare questa cruenta caccia.
Nell'Unione Europea, principale mercato mondiale delle pelli di foca, il Belgio ha gia' approvato una prima moratoria e il bando definitivo, gia' approvato dal Governo e' in fase di ratifica dai Parlamenti federali. L'Olanda sta esaminando un provvedimento analogo a quello del Belgio.  tutto su www.ansa.it

venerdì 11 marzo 2005

Il lontano 22 ottobre 2004 scrissi il seguente post:
Se fossi dell'umore mi metterei a ridere. Questi simpaticoni del centrosinistra facessero qualcosa di costruttivo per i paesi ancora succubi del comunismo, o facessero una campagna di informazione e di sostegno in africa dove si stanno uccidendo a centinaia... no questo è importante. Il nemico è ancora una volta il capitalista cattivo americano. Peccato che le coca cola che vengono vendute in Italia vengono fatte in Italia, da lavoratori italiani. Meno vendite più licenziamenti.

Coca Cola messa al bando a Roma – Municipio cittadino contro bibita Usa
Un intero municipio di Roma dice no alla Coca Cola. La bevanda simbolo degli Usa è stata messa al bando negli uffici e nelle scuole dell'XI Municipio che comprende una parte del territorio di Roma sud. La coalizione di centrosinistra che guida la circoscrizione ha voluto così aderire alla campagna internazionale di boicottaggio per le accuse di presunte violazioni dei diritti umani e di atteggiamento antisindacale rivolte all'azienda americana.
"La coalizione di centro sinistra che coordina l'XI Municipio - ha detto Massimiliano Smeriglio, presidente della circoscrizione - ha aderito a questa campagna internazionale, nell'attesa di ricevere una sentenza da parte del Tribunale di Atlanta che chiarisca la posizione della multinazionale americana, perché la riteniamo un'importante scelta di solidarietà. La nostra amministrazione fa parte di una rete nazionale, denominata 'Rete del nuovo municipio', insieme ad altri 300 comuni, ai quali abbiamo chiesto di boicottare questi prodotti".
"Per il momento - ha concluso Smeriglio - non ci siamo ancora posti il problema di scegliere il prodotto che rimpiazzerà la celebre bevanda all'interno di questi distributori: sicuramente le nostre scelte future si orienteranno su prodotti biologici che sono molto più salutari". da www.tgcom.it

Oggi, 11 marzo,  è più attuale che mai perché in una università romana è stato deciso di togliere le macchinette che distribuiscono prodotti “eco solidale”. Nelle interviste fatte a studenti e docenti risulta che è stato fatto per ovviare allo sfruttamento del lavoro minorile e non in regola. Nessuno fa il ragionamento che la coca cola viene prodotta anche in Italia, con fabbriche in Italia. Dunque si mettono a rischio lavoratori italiani. Nel frattempo, cronaca di ieri, la guardia di finanza scoperto non so quanti capannoni dove la mafia cinese sfruttava su territorio italiano bimbi e donne cinesi per fare cose che costano pochissimo ai banchetti. Banchetti che in regola o no hanno il permesso di vendere su tutto il territorio italiano, Roma compresa.

Oggi 1° anniversario delle bombe a Madrid.

mercoledì 9 marzo 2005

Ieri festa della donna in Turchia, manifestazione soppressa a botte. Diamo il benvenuto alla Turchia in europa.

Anche quest'anno la Cina ha un bel record. Quasi 100.000 condanne a morte nel 2004. Quelle che si sanno.

... e il mondo continua a girare... da che parte non si sa ma gira...

sabato 5 marzo 2005

Sono vicina alla famiglia Calipari ed ai colleghi di quest'ultimo feriti. Non mi sento di gioire nè di scrivere tutto quello che mi passa per la testa. Mi sovviene solo un pensiero (e mi sto anche autocensurando) il Manifesto vende meno copie de L'Arena giornale "locale" della mia città. Mi domando come possono permettersi una giornalista inviata di guerra, mi domando come si possa commentare che in fondo lo 007 che è morto sapeva che era tra i rischi del suo mestiere.
Vai a liberare una che era là per sua scelta, pagata e che scriveva contro i soldati e chi ogni giorno fa il proprio dovere. Ah dimenticavo, se i rapitori l'hanno trattata bene perchè piangeva e supplicava nel video? No meglio che non aggiunga altro.
Certo che i media hanno fatto un grande spolverone, fiaccolate, pubblicità. Non è stato fatto altrettanto per Baldoni, improvvisato free lance indipendente. Non è stato fatto altrettanto per i primi quattro italiani rapiti,  criticati a lungo per essere stati i terra di Iraq per "vile" denaro.

Sono vicina alla famiglia di Nicola Calipari, ai famigliari di Fabrizio Quattrocchi e ai famigliari di Enzo Baldoni. A tutti i soldati, a quelli che non ci sono più e a quelli che ogni giorno fanno il loro dovere sia in terra italiana che in quella straniera.

Ho solo un desiderio, sapere cos'è realmente successo al "presunto" posto di blocco americano.

venerdì 4 marzo 2005

Per fortuna è venerdì...

Orario Elastico è al telefono con il corriere, deve spedire un pacco, come da prassi gli chiedono il peso e le misure… butta lì un pò di numeri… è in difficoltà…. Passano i minuti. Lo spedizioniere chiede delucidazioni e lui risponde: “è un quadrato un po’ lungo”… io gli faccio: “cioè un rettangolo?”.