mercoledì 24 dicembre 2008

O è Natale tutti i giorni...


E' quasi Natale
e a Bologna
che freddo che fa
Io parto da Milano
per passarlo
con mamma e papà

Il mondo
forse no, non è cambiato mai
e pace in terra
no non c'è
e non ci sarà
perché noi non siamo uomini
di buona volontà

Non so perché
questo lusso di cartone
se razzismo guerra e fame
ancora uccidon le persone.

Lo sai cos'è,
dovremmo stringerci le mani
... O é Natale tutti i giorni
o non é Natale mai...

E intanto i negozi
brillano e brilla la TV
e le offerte speciali
e i nostri dischi si vendono di più

Il mondo
forse no, non é cambiato mai
e pace in terra
forse un giorno ci sarà
perché il mondo ha molto tempo,
ha tempo
molto più di noi

E intanto noi
ci facciamo i regali
il giorno che è nato Cristo
arricchiamo gl'industriali
e intanto noi
ci mangiamo i panettoni
il giorno che è nato Cristo
diventiamo più ciccioni

Lo sai cos'è,
dovremmo stringerci le mani
... O é Natale tutti i giorni
o non é Natale maaaai...

... O é Natale tutti i giorni
o non é Natale maaaai...


Luca Carboni

martedì 23 dicembre 2008


Speranza


Sabato abbiamo comprato due melagrane.

Belle, grandi e rosse con una sfumatura più chiara... provenienza Israele.

Ogni tanto le guardo, le accarezzo, le annuso... guardo la tv, i telegiornali, gli approfondomenti e resto attonita.

venerdì 19 dicembre 2008

Non è una cantante che apprezzo particolarmente, ma il testo mi ha colpito quando ho sentito la canzone alla radio.


Invece no


Forse bastava respirare
solo respirare un po’
Fino a riprendersi ogni battito e non cercare l’attimo
per andar via
Non andare via
Perché non può essere abitudine Dicembre senza te
Chi resta qui spera l’impossibile

Invece no
non c’è più tempo per spiegare
Per chiedere se ti avevo dato amore
Io sono qui…
E avrei da dire ancora, ancora...

Perché si spezzano tra i denti
le cose più importanti
Quelle parole
Che non osiamo mai
E faccio un tuffo nel dolore per farle risalire
Riportarle qui…
Una per una qui
Le senti tu…pesano e si posano per sempre su di noi
E se manchi tu
Io non so ripeterle
Io non riesco a dirle più!

Invece no
qui piovono i ricordi
Ed io farei di più di ammettere che è tardi
Come vorrei…
Potere parlare ancora, ancora
E invece no!
Non ho!
Più tempo per spiegare
Che avevo anch’io, io!
Qualcosa da sperare davanti a me
Qualcosa da finire insieme a te

Forse mi basta respirare
solo respirare un po’
Forse è tardi, forse invece no.


Laura Pausini

giovedì 18 dicembre 2008


Il fantasma di Bettino


Veltroni potrebbe finalmente andarci, in Africa: ma ad Hammamet, come ci andò Craxi. La battuta è sciocca, ma è l’unica concessione a un panorama poco esaltante anche per chi aspettasse questo momento da quindici anni. Non c’è da compiacersi di niente.
Quindici anni è il ritardo con cui la sinistra italiana scopre ogni cosa: si chiami riformismo, atlantismo, consumismo, fine del comunismo, mercato, imprenditoria, ora questione morale. Non quella imbracciata da Berlinguer, ma quella negata da Veltroni e da chi negò anche allora, mentre uno dei più grandi uomini politici del Dopoguerra, sei mesi prima di essere inquisito, pose un problema che toccava la politica di allora e di oggi: ossia il finanziamento illegale della politica, che non è solo ruberia o sterco del diavolo, non è solo casta o auto blu, è anche ossigeno affinché la politica semplicemente esista. Quindici anni dopo ci siamo arrivati: due inchieste in un giorno, un sindaco arrestato a Pescara, un parlamentare agli arresti a Roma, il tracollo del voto abruzzese con la giunta falcidiata dagli arresti, il caso Del Turco che non a caso ripudiò Craxi proprio sulla questione morale, senza contare il caso Napoli dove il barometro promette tempesta. Con il paradosso di un ex magistrato che a suo tempo non riuscì a polverizzare Botteghe Oscure, come fu fatto con altri partiti storici, ma ora rischia di
farlo da alleato, agitando le stesse manette, gli stessi spauracchi morali, la stessa pretesa di una diversità che doveva essere loro.
Davvero: non c’è da compiacersi di niente. Tantomeno di certi magistrati, che sono gli stessi di sempre: quelli che la sinistra applaudiva sino a mezz’ora fa, quelli che andrebbero riformati con tutto il sistema. Ma ora saluti a ogni dialogo, convergenza, tavolo per riforme condivise: avremo una sinistra dipietrizzata, divisa tra il millesimo distinguo morale e il consueto contrattacco moraleggiante. La sinistra che può «avere una banca» ma non volle vedere Primo Greganti, che sopportò i bombardamenti jugoslavi ma non l’espressione «barca a vela», che prendeva «contribuzioni sistematiche al pari degli altri partiti» (processo Enel di Mani pulite, uno dei tanti) e che frattanto si procacciava finanziamenti anche a Est, dove puntavano i missili contro di noi. Doppiezza consueta, storica. Prepariamoci a uno spettacolo insopportabile. Diranno che sono mele marce, anche se sono cachi maturi.
 
Filippo Facci su Il Giornale di mercoledì 17 dicembre 2008

mercoledì 17 dicembre 2008


Una tata indiana è diventata l'ultima mamma eroica di Gerusalemme

Il suo nome finirà in una targa nel viale dei Giusti al memoriale Yad Vashem di Gerusalemme. Ogni albero porta il nome di un non ebreo che ha salvato vite ebraiche durante l'Olocausto. Sandra Samuel però non vuole essere chiamata "eroina". "Sono anche una madre: c'è qualcuno che in quel momento pensa di morire quando c'è un bambino così prezioso?". A rischio della propria vita, Sandra ha salvato Moshe Holtzberg dalla furia dei terroristi islamici che a Mumbai hanno trucidato gli israeliani che gestivano un centro lubavitch. I genitori di Moshe, Gavriel e Rivka Holtzberg, sono stati torturati e giustiziati. Lei era incinta. Ieri la notizia che Sandra sarà insignita del titolo di "Giusta fra le nazioni", prima indiana al fianco di nomi quali Oscar Schindler, il francescano Maximilian Kolbe e l'italiano Giorgio Perlasca.
Quando i terroristi sono entrati alla Nariman House di Mumbai, Sandra era nascosta in una stanza con un inserviente, vi passò tutta la sera, poi quelle grida, "Sandra, Sandra", era Moshe che la chiamava. Sandra ha seguito la voce, poteva mettersi in salvo, invece è rimasta. L'altro dipendente ha cercato di dissuaderla, ma Sandra è uscita dal nascondiglio, al piano di sopra ha trovato Moshe fra quattro cadaveri e in una pozza di sangue. Il bambino stringeva un peluche. I terroristi le hanno sparato dal tetto quando Sandra è corsa fuori con Moshe. "Non un colpo, o venti, ma centinaia di proiettili". Il giorno dopo Moshe ha compiuto due anni. E' il simbolo vivente dell'eccidio degli ebrei di Mumbai. Doveva morire per mano di gente che a Kabul ha riempito di tritolo carretti di dolci per bambini e in Iraq i bambini li ha legati nei sedili delle auto per superare i checkpoint e farsi saltare in aria con loro. Sandra non ha passaporto israeliano, le è stato procurato un visto tramite i buoni uffici del rabbino Yitzchak David Grossman, un prozio di Moshe, fondatore dell'orfanatrofio più grande di Israele, il Migdal Ohr.
"Sandra è luce nelle tenebre", dicono i fedeli lubavitcher in Israele. Lei ha raccontato alla Cnn quanto accadde al centro ebraico. Si pente per non aver fatto ancora di più per gli Holtzberg. "Ancora oggi penso che avrei dovuto mandare il bambino e fare qualcosa per il rabbino e sua moglie". Come recita la tradizione ebraica, "Al mondo esistono sempre trentasei giusti; loro non sanno di esserlo e nessuno sa chi sono; ma quando il male sembra prevalere, essi si oppongono. E questo è uno dei motivi per cui Dio non distrugge il mondo". Il suo albero a Gerusalemme affiancherà quello di Sempo Sugihara, il console giapponese in Lituania che stampò visti per salvare dai nazisti seimila ebrei e morirà in miseria; di Raul Wallemberg, lo svedese che salvò oltre tremila ebrei ungheresi e scomparve in un gulag russo; della contessa tedesca Maria Helena Francoise Isabel von Maltzan, che nascose, nutrì e curò oltre 60 ebrei in casa propria a Berlino.
Mentre le sale cinematografiche si stanno riempiendo di pellicole sui bambini ebrei nei campi di concentramento, non commuove l'opinione pubblica occidentale la sorte di questo piccolo ebreo vivo, Moshe Holtzberg, orfano la cui sola colpa è appartenere a un'antica dinastia vittima di persecuzioni. Israele onora intanto con la più grande delle onoreficenze una tata indiana che ha rischiato di essere falcidiata per salvare un bambino dalla sorte segnata. Sandra è una donna dall'aspetto fragile e minuto, ma il suo gesto è eterno come il carrubo, l'albero del viale dei Giusti.

Giulio Meotti su Il Foglio di giovedì  11 dicembre 2008

martedì 16 dicembre 2008


Non può piovere per sempre ma può piovere spesso. Certo se vivessi a Seattle...

lunedì 15 dicembre 2008

Retribuzioni in crescita del 5,7%
Istat: aumento per rinnovi contrattuali


Ancora una volta gli incrementi dei salari battono l'inflazione. Secondo gli ultimi dati Istat nel terzo trimestre dell'anno le retribuzioni lorde pro-capite hanno registrato nella media dell'industria e dei servizi, un aumento tendenziale del 5,6%. A contribuire a questo cospicuo aumento sono stati i numerosi rinnovi contrattuali. Rispetto al trimestre precedente, al netto degli effetti stagionali, l'incremento è stato dell'1,1%.
In particolare, spiega l'istituto di statistica, il tasso di crescita tendenziale delle retribuzioni per unità di lavoro equivalenti a tempo pieno (Ula) nel terzo trimestre del 2008 è stato del 5,3% nell'industria e del 5,9% nei servizi. Al netto degli effetti stagionali, l'incremento rispetto al trimestre precedente è stato minore nell'industria (+1%) che nei servizi (+1,3%).
All'interno del settore industriale, le retribuzioni per Ula hanno segnato l'incremento tendenziale più marcato nel settore delle costruzioni (+8,2%) principalmente per effetto dell'erogazione degli incrementi tabellari definiti dai recenti rinnovi dei contratti nazionali di lavoro.
All'interno del terziario, la crescita delle retribuzioni più elevata si è manifestata nel settore dell'intermediazione monetaria e finanziaria (+11,5%). In questo caso l'aumento retributivo è dovuto sia agli incrementi previsti nei contratti nazionali di lavoro rinnovati di recente, sia allo slittamento a luglio di premi che normalmente vengono erogati a giugno nel settore bancario.
notizia tratta da www.tgcom.it

giovedì 11 dicembre 2008



... aperitivo lungo a Verona...


verona incantata_copertina


 


Luca Sguazzardo 


presenta 

 

VERONA incantata

 

Venerdì 12 Dicembre - ore 18,30

ai Dischi Volanti

Via fama 7/a - Verona

 

cortellaeditore

in verona since 1919

 

lunedì 8 dicembre 2008


diffondo quanto trovato sul blog di Orpheus ringraziandola: http://www.orpheus.ilcannocchiale.it/


Lettera di Cossiga al Cardinal Tettamanzi


“Signor Cardinale, ho letto il Suo appello a favore della costruzione di moschee in ogni quartiere di Milano in nome della libertà religiosa e del ‘confronto leale’ e del ‘dialogo costruttivo’ tra la Chiesa Ambrosiana e l’Islam, nel nome dell’‘Unico Iddio Grande e Misericordioso’, Allah, che in Arabo vuol dire anche per i cristiani: ‘Dio’; in fondo è meglio che i milanesi adorino Dio anche se secondo il credo islamico e che vadano in moschea, che non lo preghino affatto”.
"Essendo più giovane di Lei ricordo bene quando monsignor Giovanni Battista Montini, ancora non cardinale, prese l’iniziativa per la raccolta di somme per la costruzione di nuove chiese. Penso che, mutatis mutandis, Lei potrebbe cercare di fare qualcosa di simile non per la costruzione di Chiese, ma per la costruzione di moschee, perché unico è Dio, magari chiedendo che gli imam adottino un rito ambrosiano, frutto di un ‘confronto leale’ e di un ‘dialogo costruttivo’, e anche con una traduzione del Corano in meneghino”.

“Qualora non si reperiscano i fondi necessari – sottolinea Cossiga -, sempre un ‘confronto leale’ e di un ‘dialogo costruttivo’, la diocesi di Milano potrebbe cedere alcune delle chiese costruite da monsignor Montini ai musulmani, e magari concedere per alcuni giorni alla settimana lo stesso Duomo di Milano perché si celebrino i riti islamici, e anche, perché no? dare al capo degli Imam di Milano uno spazio nel Palazzo Arcivescovile per farne la sua sede e la sua residenza, palazzo su cui lasciare issare anche la bandiera verde dell’Islam.
Non crede che, sempre nello spirito di un ‘confronto leale’ e di un ‘dialogo costruttivo’ siano delle buone idee?
E poi per Lei ci potrebbe anche scappare il titolo di Grande Imam Onorario d’Italia.
Con deferenza Francesco Cossiga.
P.S. Un’altra idea che io Le sottopongo nello spirito di un ‘confronto leale’ e di un ‘dialogo costruttivo’: far recitare le preghiere rituali dal muezzin, con un idoneo impianto di diffusione, da uno dei pinnacoli del Duomo”.
Da il Velino

La lettera di Cossiga é chiaramente ironica, ma non si può mai dire...
Peccato che il suddetto Cardinale, non faccia sentire in modo altrettanto stentoreo la sua voce, quando si tratta di difendere i cristiani nel mondo dalle persecuzioni degli islamici integralisti.
Il dialogo é cosa buona é bella, ma quando é dialogo. Quello fra Chiesa cattolica e Islam mi sembra più un prostrarsi della prima ai piedi del secondo.
Non mi sembra male la proposta del Ministro La Russa un referendum consultivo per la costruzione di nuove moschee.
Scommettiamo che si azzera il proliferamento di nuove moschee in un batter d'occhio?
Orpheus

martedì 2 dicembre 2008



Parabola rossa alla riscossa


Dalle tute blu alla pay tv, da Pelizza da Volpedo a Gol Parade, da Rosa Luxembourg a CartonNetwork: la sinistra in rotta ha trovato la sua nuova linea del Piave. E ha lanciato una guerra senza quartiere per difendere i beni primari delle classi umili davanti alla crisi: giù le mani dall’abbonamento Sky. Senza pane si può vivere, senza Ilaria D’Amico proprio no.


I fatti li conoscete. In Italia l’Iva è al 20%, ma per alcuni beni esistono agevolazioni. Nel ’95 si era deciso di estendere le agevolazioni anche alla Tv satellitare: da allora chi compra un abbonamento Sky paga l’Iva al 10%. Con il pacchetto anti-crisi dell’altro giorno l’Iva per le tv satellitari è stata riportata al 20%. E la prima osservazione che verrebbe è: era ora. Non si capisce infatti per quale motivo, in un momento in cui si tira la cinghia, le poche agevolazioni possibili si disperdano su beni non di prima necessità. Eppure è scoppiata la polemica. Sky ha protestato. E la sinistra ne ha approfittato per ritirare fuori la polemica sul conflitto d’interesse, dimenticando, fra l’altro che anche Mediaset viene punita da questa norma per quel che riguarda la tv a pagamento, il business su cui ha più investito negli ultimi anni. Ma, soprattutto, dimenticando che opporsi all’innalzamento dell’Iva sulle pay tv significa di fatto difendere gli interessi dei ricchi contro quelli dei deboli.


Strano destino per un partito che era nato con la falce e il martello e si appresta evidentemente a morire con ostriche e champagne. Sul caviale del tramonto, verrebbe da dire. Almeno, però, si mettano d’accordo con se stessi. Quest’estate, quando fu abrogata l’Ici per tutti gli italiani, la sinistra insorse dicendo che bisognava ridurla solo ai poveri, per non favorire i ricchi che non avevano bisogno di quell’aiuto. E adesso cosa è successo? Perché quei ricchi, che non avevano bisogno dell’aiuto sulla casa, che è un bene di prima necessità, ora ce l’hanno, invece, per l’abbonamento Sky, che al contrario è un bene tipicamente voluttuario? Sia chiaro: sono abbonato a Sky, guardo film e calcio, i miei figli sono fan di Disneychannel. Faccio parte dunque di quei 4 milioni di italiani che subiranno l’aggravio: 50 euro l’anno, poco più di 4 euro al mese. Ma penso che se una persona può spendere 500 euro l’anno per guardarsi film sdraiato in poltrona e diretta gol, può anche sopportare, vista la situazione, di sborsare un euro in più a settimana. Meno che pagare un caffè a due colleghi (e forse fa meno male).


Stupisce, piuttosto, che la sinistra si batta per me e per gli altri benestanti abbonati Sky, difendendo un regalo inutile, dopo aver snobbato bonus e social card a favore dei poveri: questo la dice lunga sul disfacimento culturale di chi ha perso contatto col suo mondo. Pensano davvero che nelle fabbriche e nelle periferie oggi il grande problema sia la pay tv? Al massimo lo è in qualche salotto chic, dove già preparano la battaglia: parabola rossa alla riscossa. Chi l’avrebbe detto che il postcomunismo si sarebbe risolto nel posticipo della serie A.


Mario Giordano su Il Giornale di lunedì 1° dicembre 2008