venerdì 10 febbraio 2006

Se L'Europa si sveglia


Una lunga serie di eventi diversi, eppure legati da un filo rosso, punteggia la grande rivolta islamica contro le vignette che mettono alla berlina il Profeta Maometto. Il pur imperioso governo siriano non ha fermato tempestivamente le spaventose proteste nelle strade di Damasco; i palestinesi di Hebron hanno cacciato gli osservatori europei della forza di pace; Nasrallah, capo degli Hezbollah, in un Libano a sua volta infuocato, in coro con Khamenei ha proclamato che le vignette sono opera di una cospirazione ebraica; un giornale iraniano ha indetto una raccolta di vignette sulla Shoah per trascinare Israele nel conflitto con l'opinione pubblica europea; il boicottaggio dei prodotti danesi (la Danimarca è la patria della vignetta incriminata) si configura come un'azione antieuropea per eccellenza. Tutto parla di un grande cavallo imbizzarrito ormai tuttavia cavalcato con speroni e guanti di acciaio.

Lo dicono sia la costruzione teorica che la escalation politica degli eventi. Come le masse progressiste a suo tempo erano perennemente mobilitate alla difesa dell'Urss, così oggi le masse militanti dell'Islam vengono chiamate a coorte su un'idea di vittoria intorno alla battaglia di punta dello Stato Guida, l'Iran, che non teme l'Occidente, anzi lo irride e lo minaccia.

L'attuale galvanizzazione del mondo islamico militante ha i tratti di una svolta epocale. L'ideologia centrale è quella dello scontro aperto, con spirito di sfida, con l'Occidente. Si costruisce la strategia di una guerra di nazioni e continenti sul terreno arato da Bin Laden. La costruzione teorica per cui si chiede nelle piazze di tutto il mondo la testa di giornalisti, politici, diplomatici europei, è innovativa: non c'è giurista nella tradizione islamica che ritenga che i non mussulmani debbano essere soggetti alla legge del Corano, se non su terre sotto la giurisdizione dell'Islam. La protesta suggerisce invece che terribili punizioni, fino alla morte, possono essere inflitte anche a non mussulmani su terra non mussulmana. Non c'è traccia, però, di questo in tutta la giurisprudenza né sciita né sunnita.

Ma attenzione: i non mussulmani che vivono assoggettati su terre islamiche, i dhimmi, secondo la tradizione sono soggetti, con regole che variano con la clemenza del giudice, alla giurisdizione della svaria, per cui chi offende il profeta deve essere punito. Tuttavia gli europei sono oggi assediati nelle loro sedi, minacciati di decapitazione. Sono i cristiani che hanno avuto la loro prima vittima, sono gli ebrei criminalizzati a essere minacciati, proprio come dhimmi. La sfida attuale è del tutto nuova dunque, e suggerisce l'idea che l'Europa sia zona assoggetta, popolata da dhimmi.

Ma l'Europa, proprio ora, minaccia l'Iran di sanzioni di fronte alla costruzione della bomba atomica; minaccia Hamas di togliergli i fondi; tiene sotto osservazione gli Hezbollah e il governo libanese dopo l'assassinio di Rafik Hariri; intima alla Siria di sottostare all'inchiesta dell'Onu. Ha preso un po' di coraggio. La catena dei poteri estremisti mediorientali è sotto schiaffo.

L'Iran è pressato dalla disapprovazione internazionale, ma l'ahmadinejismo in ascesa certo adesso, con questa ondata di violenza islamista, spera che, intimidita, l'Europa si faccia timido e rispettoso spettatore del suo estremismo, si consideri assoggettata e smetta di ostacolarlo. Vedremo, adesso, se siamo dhimmi oppure no. L'Europa sa che anche la libertà di opinione che si esprime con le vignette, non è la stessa cosa in Occidente e in Medio Oriente. E' come la bomba atomica: la sua pericolosità dipende da chi ce l'ha. Noi le vignette, di cattivo o di buon gusto, le facciamo per ridere, non per denigrare o per criminalizzare. Dall'altra parte invece, incitano a uccidere.


Fiamma Nirenstein  su  La Stampa

1 commento:

  1. Sempre gli stessi discorsi. la mia conclusione è che gli uomini hanno sempre bisogno di credere in qualcosa , un idea anche sbagliata, qualcosa che ti faccia uscire dalla banalità del quotidiano, qualcosa per cui valga la pena di credere e lottare ed anche morire.

    Come diceva Montanelli, vi è anche un bisogno di guerra ...

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