martedì 13 aprile 2010



La sterile polemica sull'Abruzzo un anno dopo



Veniamo alla discussione. In un commento a un precedente post, Carlo paragona la ricostruzione in Abruzzo (a suo dire vergognosa perché targata Berlusconi) con quella in Umbria e Marche (ovviamente fantastica perché operata dalla sinistra). Vorrei conoscere da quali fonti trae tanta sicurezza sulle meraviglie umbre, per la quale chiede la fiducia del blog. Sono davvero curioso.
Come ho già scritto in altri post oltre che sul Giornale (evidentemente Carlo non legge nessuno dei due), sono stato in Umbria un anno fa. A 12 anni dal sisma (il terremoto risale al 1997) c’erano cantieri aperti in ogni paese. Il centro storico di Nocera Umbra era transennato, proprio non si passava, e Nocera è un po’ più piccola dell’Aquila. Migliaia di persone vivono stabilmente nei prefabbricati di legno attrezzati con riscaldamento e aria condizionata. In certe località più impervie la ricostruzione non era neppure cominciata. Ad Assisi si restaurò la basilica di San Francesco per ossequio alla fede e al turismo, ma la città è ancora disseminata di gru. A Foligno fu ripristinato in quattro anni il famoso Torrino, simbolo della città, ma il centro storico fu lasciato in abbandono ed è diventato un ghetto di poveracci.
Il paradosso più incredibile è però il seguente. Il governo (premier Prodi, ministro dell’Interno Napolitano) affidò la ricostruzione alla regione (giunta di sinistra, governatore signora Lorenzetti). La quale disse: noi ente pubblico ricostruiamo le opere pubbliche, i privati pensino alle loro case (che infatti furono pagate con mutui a tassi di mercato). Gli enti locali ripristinarono i servizi (acqua, gas, luce, telefono, eccetera). Piccolo particolare: anche lo studente più somaro dell’istituto per geometri sa che prima si fanno le case e poi gli allacciamenti. Invece in Umbria hanno fatto l’opposto: prima le tubature e poi le case. Morale: a 12 anni dal sisma, fogne e sottoservizi sono tutti da rifare perché non c’è coincidenza tra i livelli del sottosuolo. Le strade dei paesi sembrano perennemente pavesate a festa: ma non si tratta di festoni natalizi, sono i fasci di fili che corrono nell’aria da una casa all’altra. I contenziosi legali tra privati, enti pubblici, imprese e consorzi sono un’infinità: al danno del sisma si aggiunge la beffa di doversi pagare gli avvocati.
Questo è quello che i miei OCCHI hanno visto. Sono dunque davvero interessato a sapere come Carlo, senza muoversi dalle tavole imbandite della Barbagia, abbia appreso le notizie che con tanta sicumera ci ammannisce come veritiere.
Quanto all’Aquila, vorrei conoscere in quali altri casi un numero così elevato di senzatetto ha avuto una casa nuova e definitiva entro i 12 mesi dal sisma. Vorrei dei dati, non dei proclami apodittici. Il “popolo delle carriole”, cui va il mio rispetto e la mia solidarietà per i lutti le sofferenze e i danni patiti, è improvvisamente apparso due mesi prima del voto. Sono certo che, se il governo avesse provveduto a sgombrare le macerie magari lasciando qualche famiglia nelle tende, il “popolo delle carriole” sarebbe diventato il “popolo delle baracche”. E Carlo, assieme a quelli come lui, si sarebbe lamentato che quella canaglia di Berlusconi aveva pensato alle pietre e non alle persone in carne e ossa.
Quando si ragiona soltanto con i pregiudizi e con le fette di castrato sugli occhi, l’appiglio per criticare la controparte si trova sempre. Credo che se proponessi un post sul pastrami, Carlo o chi per lui riuscirebbe comunque a sparlare di Berlusconi.



ottimo post preso dal blog di Stefano Filippi, giornalista de Il Giornale 


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