giovedì 14 maggio 2009


Olanda, Inghilterra, Germania la "favola" multietnica si é trasformata in incubo



Ormai, c’è perfino chi "vota" con i piedi, nel senso che li usa per dire NO a società trasformate in calderoni infernali multietnici
 -20.000 cittadini olandesi all’anno emigrano,
-200.000 cittadini britannici all’anno,
-150.000 tedeschi idem.
Emigrano per scappare dall’emigrazione! «L’Olanda è piena» ripetono in particolare gli olandesi, citando lo slogan di Pim Fortuyn: 20% di immigrati; 6% di musulmani; gli omicidi dello stesso Fortuyn e di Theo Van Gogh e l’intimidazione a Ayan Hirsi.
Gli inglesi parlano della delinquenza dilagante e si lamentano della pressione che l’immigrazione provoca sui servizi pubblici: in particolare a scuola, che incide sulle speranze per il futuro dei figli.
Nel Regno Unito secondo il censimento del 2001 i residenti di origine straniera erano il 13,1% della popolazione, e secondo le proiezioni inglesi, scozzesi, gallesi e irlandesi saranno meno della metà della popolazione del Regno Unito attorno al 2065. A Londra i non britannici sono già il 40,1% della popolazione, a Leicester il 39,5, a Birmingham il 34,4. E se i musulmani sono solo il 2,1%, in compenso sono stati immigrati di seconda generazione a scatenare gli attentati del 2005, mentre la Chiesa Anglicana è favorevole a che le comunità musulmane si autogovernino secondo la Sharia (e questo spiega anche il desiderio di andarsene degli inglesi. Quale essere umano "senziente" sarebbe favorevole alla sharia???)
Oltre che con i piedi, in democrazia, la gente vota però anche con le schede.
Dopo il fenomeno Le Pen in Francia già dall’inizio degli anni ’80 e dopo quello Haider in Austria dalla fine degli anni ’80, in questo momento in Olanda stando ai sondaggi il Partito per la Libertà (Pvv) del 46enne Geert Wilders diventerebbe alle Europee il primo partito, quadruplicando la propria percentuale. Sostanzialmente liberale, il Pvv aggiunge però al suo programma alcune proposizioni che vanno al cuore di quel sistema della “pilastrizzazione” che era nato dalla convivenza tra calvinisti, cattolici e laici, e che ora le forze politiche tradizionali avevano pensato di poter tranquillamente estendere anche ai musulmani, consentendo anche a loro di autogestirsi con le proprie scuole, istituzioni e diritto di famiglia.
Le tradizioni giudaico-cristiana e umanista devono rimanere la cultura dominante, dice infatti Wilders. Gli immigrati devono accettare questa cultura.
L’immigrazione da Paesi di cultura non occidentale va bloccata.
La Turchia non deve entrare nell’Unione Europea.
E no alla doppia cittadinanza. In Danimarca terzo partito è pure un Partito Popolare con posizioni simili e in Norvegia il Partito del Progresso è il secondo e potrebbe anch’esso essere il primo alle prossime elezioni.
Proprio questo tipo di pressione ha spinto molti leader a apportare sostanziali correzione al progetto di società multiculturale come sembrava essere diventato ortodossia nel corso degli anni ’90. Nella stessa Francia, il suo presidente figlio di un ungherese sembrerebbe in teoria la miglior conferma al vecchio principio integrazionista repubblicano secondo cui è francese chi vuole sentirsi tale.
Ma questo modello è entrato in crisi sullo scoglio dell’Islam, ormai arrivato al 10% della popolazione (con in più un 8% di residenti stranieri e un 10% di cittadini nati all’estero). E proprio Sarkozy da ministro dell’Interno ha costruito la popolarità su cui è poi divenuto presidente affrontando a brutto muso le rivolte delle banlieues e varando una legge per cui, parole sue, «sarà più complicato arrivare in Francia, sarà più difficile rimanerci, sarà più sbrigativo venirne allontanati». Ovvero, «chi non ama la Francia se ne può andare».
Sarkozy ha anche introdotto un esame di lingua e costumi francesi simile a quelli introdotti anche in Regno Unito, Danimarca o Austria.
Quanto alla cancelliera tedesca Angela Merkel a sua volta ha avvertito che «i minareti non possono essere costruiti ostensibilmente più alti delle chiese» e che «le società parallele non hanno niente, ma assolutamente niente a che vedere con l’atteggiamento aperto» . Mentre lo spagnolo Zapero, pur di sinistra, non ha avuto remore a far sparare per bloccare l’infiltrazione di clandestini da Ceuta e Melilla.
Riassunto da Libero
Ergo l'Europa si sta svegliando dal "sonno" multiculturalista perchè   in preda ad un brutto incubo.
Integrazione e accoglienza hanno poco a che vedere con sopraffazione della nostra cultura e scippo del territorio.
Ma se invadessimo noi i paesi islamici, pretendendo di dettar legge?
Orpheus


Grazie a Mary: http://www.orpheus.ilcannocchiale.it/

4 commenti:

  1. "Ma se invadessimo noi i paesi islamici, pretendendo di dettar legge?"

    Quando si parte ?

    :-)))))

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  2. Odio. Odio. E odio. E ancora odio. Sempre odio. Odio razziale. Odio religioso. Odio culturale. Odio. Odio.

    Fortuna che la cultura giudaico-cristiana umanista deve rimanese centrale, parafrasando Wilders.

    La stessa cultura del porgi l'altra guancia, della fratellanza e dell'amore del proprio prossimo anche quando questo t'offende?!

    'Eh no', mi risponderebbe un liberale convinto, 'così si ha il caos in casa nostra (loro, vostra, o di chi altro) esercitato da chi è "ospitato" '.

    Beh allora di che cultura giudaico cristiana si sta parlando?! Di quella cultura giudaico cristiana umanista che serve all'occorrenza per indicare "nell'invasore straniero" la natura di tutti i mali di un paese, per risvegliare lo spirito di compattazione di un popolo profondamente diviso al suo interno da questa società individualista?!

    Risoluzioni semplici, per problemi complessi. Come dire che per arrivare alla divisione dell'atomo, Einstein è passato per quattro o cinque logaritmi semplici.

    Quanto sopra si chiama populismo ed è il risultato di una politica democratica in mano a fantocci incompetenti.

    Poi pensiamola un po' tutti come vogliamo, tanto anche stavolta -come sempre nella storia- il popolo non conta mai un cappero e viene spinto alla "guerra tra poracci".

    Dividi et impera. E via.

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