giovedì 18 dicembre 2008


Il fantasma di Bettino


Veltroni potrebbe finalmente andarci, in Africa: ma ad Hammamet, come ci andò Craxi. La battuta è sciocca, ma è l’unica concessione a un panorama poco esaltante anche per chi aspettasse questo momento da quindici anni. Non c’è da compiacersi di niente.
Quindici anni è il ritardo con cui la sinistra italiana scopre ogni cosa: si chiami riformismo, atlantismo, consumismo, fine del comunismo, mercato, imprenditoria, ora questione morale. Non quella imbracciata da Berlinguer, ma quella negata da Veltroni e da chi negò anche allora, mentre uno dei più grandi uomini politici del Dopoguerra, sei mesi prima di essere inquisito, pose un problema che toccava la politica di allora e di oggi: ossia il finanziamento illegale della politica, che non è solo ruberia o sterco del diavolo, non è solo casta o auto blu, è anche ossigeno affinché la politica semplicemente esista. Quindici anni dopo ci siamo arrivati: due inchieste in un giorno, un sindaco arrestato a Pescara, un parlamentare agli arresti a Roma, il tracollo del voto abruzzese con la giunta falcidiata dagli arresti, il caso Del Turco che non a caso ripudiò Craxi proprio sulla questione morale, senza contare il caso Napoli dove il barometro promette tempesta. Con il paradosso di un ex magistrato che a suo tempo non riuscì a polverizzare Botteghe Oscure, come fu fatto con altri partiti storici, ma ora rischia di
farlo da alleato, agitando le stesse manette, gli stessi spauracchi morali, la stessa pretesa di una diversità che doveva essere loro.
Davvero: non c’è da compiacersi di niente. Tantomeno di certi magistrati, che sono gli stessi di sempre: quelli che la sinistra applaudiva sino a mezz’ora fa, quelli che andrebbero riformati con tutto il sistema. Ma ora saluti a ogni dialogo, convergenza, tavolo per riforme condivise: avremo una sinistra dipietrizzata, divisa tra il millesimo distinguo morale e il consueto contrattacco moraleggiante. La sinistra che può «avere una banca» ma non volle vedere Primo Greganti, che sopportò i bombardamenti jugoslavi ma non l’espressione «barca a vela», che prendeva «contribuzioni sistematiche al pari degli altri partiti» (processo Enel di Mani pulite, uno dei tanti) e che frattanto si procacciava finanziamenti anche a Est, dove puntavano i missili contro di noi. Doppiezza consueta, storica. Prepariamoci a uno spettacolo insopportabile. Diranno che sono mele marce, anche se sono cachi maturi.
 
Filippo Facci su Il Giornale di mercoledì 17 dicembre 2008

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