venerdì 11 maggio 2007

Il buco laziale vale l’Ici d’Italia


Sarà ancora una volta una fiducia, l’ennesima - il voto è previsto per oggi pomeriggio - l’unica strada trovata da Prodi e compagni per far passare il decreto scandalo che premia le regioni indebitate sul fronte della sanità. Tre miliardi è la cifra che l’esecutivo darà in premio a chi non ha saputo amministrare il capitolo sanità, che da solo vale l’80 per cento del bilancio regionale. Uno schiaffo alle cosiddette regioni virtuose, dal Veneto alla Lombardia, quelle cioè che a suon di sacrifici fanno quadrare i conti. Lazio, Campania, Abruzzo e Molise le quattro più indebitate guidate dal Lazio che da solo registra un debito colossale di ben 10 miliardi di euro e che riceverà anche la fetta più grande: 2 miliardi e trecento milioni dei tre complessivi stanziati dal Governo.
C’è un dato sul quale bisogna riflettere in maniera particolare.
Il Lazio ha un buco sanitario di 10 mila milioni di euro. Una cifra astronomica pari al gettito Ici di un anno versato da tutto il Paese, da Bolzano a Lampedusa.
Ma le critiche al provvedimento sono anche di ordine costituzionale: questo decreto è stato emanato con la dichiarazione del presidente della Repubblica che ne rileva i requisiti di necessità e urgenza. La Costituzione, indica che questi requisiti siano rilevati dal Governo e non dal Capo dello Stato. Questo meccanismo è già di per sé strano. Ma non c’è solo questo: «Il secondo problema riguarda il principio di eguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione. Mi chiedo e chiedo come si può pensare che un cittadino sia uguale ad un altro quando si sottraggono delle risorse al primo per darle al secondo. Ciò é grave e il governo dovrebbe darne spiegazione. Ma spiegazioni non ne sono arrivate nemmeno su un altro punto: e cioè dove siano i requisiti d’urgenza che ogni decreto deve contenere. Il provvedimento, infatti, non viene preso perché c’è «la minaccia di sospendere l’attività di assistenza sanitaria ai cittadini».
Qui si parla di debiti, tanti, che alcune regioni hanno accumulato negli anni e invece di trovare meccanismi per evitare che disastri del genere possano ancora accadere, il Governo, ancora una volta, decide di far pagare ai cittadini del Nord il conto delle regioni spendaccione. A dimostrazione, taglia corto che “equità e giustizia non sono valori e principi che appartengono alla sinistra”.
Riassunto da Iva Garibaldi.
Amministrazioni rosse, una garanzia di spreco.
Orpheus


Grazie a Mary tratto dal suo blog  http://orpheus.ilcannocchiale.it/

5 commenti:

  1. Hai notato che i blog di sinistra sono spariti tutti? Abbiamo passato 5 anni a dribblare le esaltazioni contro Berlusconi ed a scuotere la testa alla facinorosità con cui tutti loro affermavano che Prodi & C. erano la cura...
    si, abbiamo visto la cura per chi ed a che cosa!
    Che schifo !!! Io sto applicando le leggi fiscali, e ti garantisco che il lavoro nero è tutelato e facilitato come non ne hai idea.... ma facilitato proprio!
    Perché ho il segreto professionale, altrimenti esploderei!
    :-) Un abbraccio Clio !!!!!

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  2. Ti ricordi qualche anno fa, quando c'era da rinnovare il contratto degli autisti dei pullman, che la regione Lombardia non poteva e non poteva dare aumenti nonostante il bilancio lo permettesse, perché era un rinnovo nazionale ed erano bloccati dalle regioni inadempienti sul risanamento del bilancio?????
    Cosa è stato insegnato, capito, obbligato, liberalizzato, punito?
    E, alla fine, chi ci va di mezzo???
    Oh, che rabbia !!!!
    Bacio doppio!

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  3. La mia rossissima Toscana, l'Umbria, l'Emilia Romagna non hanno una sanità in disavanzo.
    La Sicilia, per quanto ne so, ha la sanità più costosa d'Italia.
    Secondo me bisogna finirla con questa storia che le amministrazioni rosse sono garanzia di spreco.

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  4. Si hai ragione Clarke. Bisogna finirla con i luoghi comuni.
    Bisogna guardare solo ai risultati effettivi.

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