sabato 14 giugno 2003

13 agosto


KEY WEST


Dear M,


sono passati trenta giorni di delicate sfumature di sole e di cambi di vento. Penso troppo e non sogno.


Trascorro quasi tutti i pomeriggi in veranda da Louie’s, a scrivere e a guardare il mare. Sopra il mosaico di lingue di sabbia l’acqua è color smeraldo screziato, verde azzurra dove si fa più profonda. Il cielo continua all’infinito, le nuvole sono bianchi batuffoli in perenne movimento, come fumo. Una brezza costante si porta via i rumori della gente che nuota e delle barche a vela che gettano l’ancora appena oltre gli scogli. La veranda è coperta e quando si scatena un temporale improvviso, come sovente capita nel tardo pomeriggio, resto al mio tavolo ad annusare la pioggia e a osservarla increspare l’acqua come una pelliccia accarezzata contropelo. A volte diluvia e c’è il sole contemporaneamente.


Nessuno mi infastidisce. Ormai faccio parte della famiglia del ristorante, come Zulù, il Labrador nero che si tuffa in acqua per rincorrere il frisbee, e i gatti randagi che si aggirano silenziosi in educata attesa di avanzi. I quadrupedi sotto la tutela di Louie’s mangiano meglio di qualunque essere umano. E’ consolante osservare il mondo trattare con gentilezza le proprie creature. Non posso lamentarmi dei miei giorni.


Sono le notti a farmi paura.


Quando i pensieri tornano a strisciare nelle oscure crepe della mia mente e a tessere le loro spaventose ragnatele, mi tuffo nelle affollate stradine della mia città vecchia, attirata dal chiasso dei bar come una falena dalla luce. Walt e PJ hanno trasformato in arte le mie abitudini notturne. Walt torna alla pensione per primo, verso il crepuscolo, perché il commercio di monili d’argento in Mallory Square cessa appena cala il buio. Stappiamo bottiglie di birra e aspettiamo PJ. Poi usciamo, passando di bar in bar, per finire di solito allo Sloppy Joe’s. Stiamo diventando inseparabili. Spero che loro lo restino per sempre. Il loro amore non mi sembra nemmeno più fuori dall’ordinario. Nulla mi appare più tale, se non la morte che vedo intorno a me.


Uomini emaciati ed esangui, gli occhi come finestre attraverso cui scorgo la loro anima tormentata. L’Aids è un olocausto che brucia le offerte di questa piccola isola. Strano, dovrei sentirmi a mio agio tra gli esiliati e i moribondi. Ma potrebbero tutti sopravvivermi. Quando la notte giaccio sveglia ad ascoltare il ronzio del ventilatore sulla finestra, vengo catturata dalle immagini di come accadrà.


Ogni volta che sento squillare il telefono, ricordo. Ogni volta che sento qualcuno camminarmi alle spalle, mi giro. La sera guardo nell’armadio, dietro la tenda e sotto il letto, poi spingo una sedia contro la porta.


Dio, non voglio tornare a casa.


Beryl


Da “Oggetti di reato” di Patricia D. Cornwell

4 commenti:

  1. ho letto questo libro credo, 4 volte... o forse 5. Conosco le parole a memoria. Partiamo anche noi Clio?

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  2. ... a quanti chilometri dal cuore? :)

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  3. Ballo questo passo....:D Buon sabato sera carissima Clio! (ma lo sai che mi par di parlare con Kaos?? lei ha usato per moltissimo tempo questo nick ;).. bacio :*)

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  4. conosco i libri della Cornwell,la trovo brava,diversa dai soliti giallisti..ciau

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