Omnia Munda Mundis: tutto è pulito per le persone pulite. E' incredibile come l'uomo non riesca a capire che uccidendo le bellezze della natura muore anche l'animo umano.
lunedì 29 settembre 2008
Può accadere, girando tra i vari blog, che si trovi un post che non ci piace o che non ci interessa. Sono aperta a dialogo, discussioni e ragionamenti. Ma se un post non ti interessa proprio o non ti cambia la vita non lo vai a scrivere nei commenti. Non lo vai a sottolineare o a scrivere perchè se la padrona di casa del blog lo ha messo in evidenza a questa persona interessa o ci tiene o per qualche motivo quella "cosa" o quella "scemenza" scritta ha un valore. Stupido o importante che sia è buona creanza rispettare..
Personalmente se trovo qualcosa che non mi interessa o che reputo superficiale non lo faccio notare passo oltre e penso che il mondo è bello perchè è vario, perchè una cosa che a me non ha colpito ha fatto fermare a riflettere un altro essere umano. E' questione di sensibilità e di tante, infinite sfumature di grigio. Una grande dote è capire anche questo.
venerdì 26 settembre 2008
Dalla Sars ai giocattoli al piombo:
l'ultimo dono dal paradiso comunista
Di che immagine andiamo parlando? L’immagine della Cina è peggiorata solo per chi non aveva nessuna immagine della Cina. L’immagine è sempre quella: il singolo che finisce schiantato sull’altare di una collettività inafferrabile, e nel caso stiamo parlando di decine di migliaia di bambini che sono stati lasciati intossicare o morire per non disturbare le Olimpiadi. È una qualsiasi storia cinese, è uno dei milioni di orrori infrattati in quell’inferno della Storia che assomma il peggio del comunismo e del capitalismo. La differenza è che si parla di bambini e noi occidentali diveniamo ipersensibili, cominciamo a chiederci quanto la Cina sia effettivamente lontana, e un’altra differenza è che la faccenda riguarda le Olimpiadi, e noi purtroppo c’eravamo. Ecco perché la storia è lentamente scivolata sulle pagine dei giornali di tutto il mondo.
In realtà era almeno dal 2005 che le aziende casearie cinesi sofisticavano il latte aggiungendo quella melamina che all’apparenza lo rendeva più proteico: una sorta di doping. Parliamo dello stesso latte per l’infanzia che i non aggiornatissimi pediatri cinesi hanno prescritto per anni a famiglie che vedevano tuttavia languire i loro bambini: il fegato bloccato, le ossa deboli, dolorosissimi calcoli renali, i sintomi più vari e preoccupanti. Poi la storia cinese entra nel vivo. Il 2 agosto scorso il sindaco di una città del Nord-Ovest, a 300 chilometri da Pechino, lesse un rapporto dove si spiegava che le aziende che sofisticavano il latte erano ben 22. Il disastro era prossimo e c’era da muoversi subito: e infatti chiusero il rapporto immediatamente in un cassetto. Nulla doveva oscurare la sfavillante macchina olimpica che il regime oliava da anni. Oltretutto una delle aziende, la Yili, sponsorizzava alla grande proprio le Olimpiadi, e morale: il sindaco ha tirato fuori il rapporto solo il 4 settembre, e il capo dell’Authority che vigila sulla qualità del cibo in Cina (ne esisterebbe una) non ha avvertito l’Organizzazione mondiale della sanità sino all’11 settembre: le Olimpiadi erano finite da abbastanza tempo. Diversi bambini, intanto, erano già morti, e decine di migliaia intossicati.
C’è un miliardo e 200 milioni di cinesi che di base resta un popolo che non può permettersi il latte, tanto che in buona parte delle regioni interne non è neppure in vendita: altrimenti staremmo parlando non di migliaia, ma di milioni di bambini. Intossicati. E morti. Di che immagine stiamo parlando? La Cina è il Paese che per un anno e mezzo riuscì e celare l’epidemia del virus Sars per ragioni pure quelle d’immagine: i dirigenti cinesi temevano che potesse scoraggiare gli investimenti occidentali. Solo il coraggio di un medico dapprima perseguitato e incarcerato, Jiang Yanyong, permise di diradare la cortina fumogena e a rivelare che le autorità cinesi erano dovute ricorrere alle forze armate per cercare di contenere l’epidemia. Sicché il vicepremier cinese, nell’aprile 2003, dovette fare ammenda davanti ai giornalisti di tutto il mondo: «Scusateci se i nostri servizi sanitari non hanno collaborato coi vostri media. Abbiamo fatto un cattivo uso dei nostri scienziati». Scusateci. Peccato che intanto il virus era passato in Canada e in Europa. Ci ricordiamo di ciò che ci riguarda. Tante madri europee e statunitensi ricorderanno senz’altro lo scandalo dei giocattoli cinesi verniciati al piombo: tutti esportati in Occidente e destinati a bambini di età prescolare (parliamo di Mattel, Fisher Price e giganti del genere) giacché la Cina produce il 75 per cento dei giocattoli mondiali. Un rapporto del 2005 stimò che il 60 per cento delle fabbriche cinesi usava vernici con un contenuto di piombo superiore ai limiti di sicurezza internazionali. E uno studio dell’anno prima aveva stimato che il 10,5 per cento dei bambini occidentali presentava almeno 100 microgrammi di piombo in un litro di sangue, livello considerato nocivo dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Il problema, come detto, è che a certi temi siamo ipersensibili, ad altri meno. Quanti sanno che la RC 2 Corporation di New York nel 2007 respinse 1,5 milioni di binari ferroviari di legno perché dipinti con una vernice al piombo dannosissima? E allora dovremmo parlare, restando all’Italia, dei pomodori avariati, dei dentifrici al dietilenglicole (un solvente chimico usato per i prodotti antigelo) e quindi del miele cinese, aglio cinese, funghi cinesi, un futuro cinese per una Cina che è sempre più vicina, per ora, al frigorifero.
Il grande Filippo Facci su Il Giornale di mercoledì 24 settembre 2008
giovedì 25 settembre 2008
Oggi ho due graditi ospiti sul blog. Sul tema del giorno: gli amici a 4 zampe sui treni!
http://www.grissino.blogspot.com
Saluti,
Lucetta.
martedì 23 settembre 2008
Scandalo latte, "azienda sapeva"
Cina: "informata da dicembre 2007"
La Sanlu, la principale azienda casearia cinese coinvolta nello scandalo del latte alla melamina, ha nascosto per mesi la verità. A sostenerlo sono gli inquirenti, secondo i quali l'azienda aveva cominciato a ricevere reclami sugli effetti del latte nel dicembre 2007, ma non ha eseguito alcun test fino a giugno, e ha informato le autorità locali solo il 2 agosto. Queste, a loro volta, hanno trasmesso l'informazione solo il 9 settembre.
mercoledì 17 settembre 2008
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venerdì 12 settembre 2008
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giovedì 11 settembre 2008
lunedì 8 settembre 2008
Cari terrorisi è ora di pagare
Il 17 giugno del 1974 giunse alle redazioni dei giornali un foglio ciclostilato sormontato da una stella a cinque punte. Era il primo comunicato delle allora e per lungo tempo «sedicenti» Brigate Rosse. Questo il testo: «Lunedì 17 giugno 1974, un nucleo armato delle Brigate Rosse ha occupato la sede provinciale del Msi in via Zabarella. I due fascisti presenti, avendo violentemente reagito, sono stati giustiziati».
Era andata così: il sessantenne Giuseppe Mazzola e il ventinovenne Graziano Gilarducci si trovavano quel giorno nella sede milanese del Movimento sociale quando irruppero, pistole puntate, due brigatisti, Fabrizio Pelli e Roberto Ognibene. Sulle scale, a fare da palo, erano appostati Susanna Ronconi e Martino Serafini. Ad attenderli in strada, al volante di un’auto, Giorgio Semeria, autista del commando. Il primo a reagire fu Giuseppe Mazzola, che, nel tentativo di strappargliela di mano, afferrò per la canna il revolver di uno dei due brigatisti al quale, immediatamente dopo, Graziano Gilarducci saltava al collo. Nella colluttazione Mazzola cadde a terra e a questo punto il secondo brigatista esplose due colpi. Il primo colpì alla spalla Gilarducci. Il secondo la gamba e l’addome di Mazzola. Dopo averli resi inoffensivi, il brigatista sparò altri due colpi. Mirando alla testa e uccidendoli - «giustiziandoli» - sul colpo.
Negli anni successivi e fino al 1980, la magistratura sembrò più interessata a seguire la pista «nera» piuttosto che quella, sedicente, «rossa». Ma poi qualche pentito cominciò a parlare, le indagini presero un’altra direzione e il commando di via Zabarella finì sotto processo. E finalmente, nell’anno del Signore 1992, Semeria, Ognibene, Pelli, Serafini, Susanna Ronconi, Renato Curcio, Alberto Franceschini e Mario Moretti - la nomenclatura brigatista - furono condannati (gli ultimi tre per «concorso morale in omicidio») in Cassazione. Con sentenza, dunque, definitiva.
Otto anni più tardi, Piero Mazzola, figlio di uno dei due «giustiziati», intentò causa civile «per una questione di principio - precisò - perché se mai arriveranno i soldi, saranno interamente devoluti in beneficenza». Il processo si è concluso in questi giorni con la condanna dei brigatisti al risarcimento dei danni: 350mila euro, oltre agli interessi di 34 anni, ai familiari delle due vittime. Ma i brigatisti pare non abbiano una lira e quel po' lo difendono con le unghie e con i denti (per sfuggire all’ufficiale giudiziario Serafini s’è addirittura barricato in casa. Ma con uno stratagemma l’ufficiale è poi riuscito a entrare pignorandogli il televisore al plasma e un paio di mobili di qualche valore).
Non resta quindi che il pignoramento del quinto dello stipendio, che è poca, pochissima cosa (Curcio è socio di una coop; Susanna Ronconi, lei Caina, lavora per il gruppo Abele; Roberto Ognibene è geometra al Comune di Bologna e gli altri non hanno reddito fisso). I giustizieri la passeranno dunque liscia, ma non così liscia come sperano se fosse accolta una proposta avanzata da Giuliano Ferrara e che facciamo con sincera convinzione ed anzi, con energia, nostra: confiscare i proventi delle esibizioni mediatiche di quel gruppo di assassini. E ci aggiungerei anche i proventi delle loro produzioni editoriali, marchette comprese.
Ciò servirebbe un duplice scopo: rimpinguare la scarsella del risarcimento (che, è bene ripeterlo, andrà tutto in beneficenza) e costringere i brigatisti a smetterla con le loro narcisistiche esibizioni, con le loro deplorevoli «lezioni», con i loro sgangherati e offensivi addottrinamenti e storicizzazioni e, in sostanza, autoassoluzioni. Un provvedimento del genere li indurrebbe a quella discrezione assai somigliante al pudore che fino ad oggi non hanno mai mostrato come mai hanno mai mostrato segno di pentimento. Ed è ora che paghino anche questo.
Paolo Granzotto su Il Giornale di lunedì 8 settembre 2008
domenica 7 settembre 2008
Pakistan, chiede divorzio:. uccisa. Vittima dei parenti una 17enne
Nuova tragedia familiare in Pakistan per un ennesimo caso di matrimonio combinato. Una ragazza di 17 anni sarebbe stata uccisa su commmissione dei suoi genitori per aver chiesto l'annullamento delle nozze alle quali era stata costretta all'età di 9 anni. La 17enne aveva sposato un uomo di 45 anni e da qualche mese aveva intrapreso, con successo, una battaglia giudiziaria per ottenere l'annullamento del matrimonio.
L'omicidio di Saira Nusrat Bibi, questo il nome della ragazza, è stato commissionato dalla su famiglia per punizione nei suoi confronti. Proprio nel momento in cui stava uscendo dal tribunale di Sahiwal, nella provincia di Punjabi, è stata circondata da un gruppo di uomini: presa con la forza e portata davanti ai genitori, è stata poi uccisa.
notizia tratta da www.tgcom.it
venerdì 5 settembre 2008
Oggi ho ricevuto una gradita sorpresa, Holly (la mia amata gattona) è stata postata sul bellissimo blog felinoso di Antonella R.
Se volete andare a fare un giretto: http://www.gattiandgatti.splinder.com/
Ciao a tutti/e